
I nostri volontari Unipromos di Reggio Emilia, coordinati dai responsabili da Claudia Piccolo e Giovanni Carlucci, sin dai primi giorni dell’inizio della guerra in Ucraina si sono mobilitati per essere d’aiuto.
Il 12 marzo sette volontari di Unipromos sono partiti per con un carico di materiale di emergenza e sono tornati indietro con persone da accogliere. I volontari sono arrivati a Mlyny, in Polonia, dove un centro commerciale «È stato trasformato in un punto di raccolta, impossibile immaginare cosa accade».
Un enorme centro commerciale usato come punto di raccolta per gli aiuti provenienti da tutta Europa, con centinaia di persone indaffarate a caricare e scaricare camion e pullman, spiegazioni e ordini tradotti alla bell’e meglio, e silenzi che pesano sul cuore come un macigno. Laggiù non è l’Ucraina, però. «Ci hanno fatto fermare a Mlyny – spiega Amanda Pereira – una cittadina polacca che si trova vicino al confine, ma l’esercito ci ha impedito di avvicinarci alla frontiera, dove ci sono tantissime persone che stanno provando a uscire dall’Ucraina». Non ci sono parole per descrivere quello che sta succedendo nell’ex centro commerciale, così i volontari reggiani ci mandano foto e video: «Non c’è altro modo per farvi capire».
Mentre decine e decine di persone registrano la merce arrivata e lavorano in fretta, parlando e quasi urlando per farsi sentire da una montagna di roba accatastata all’altra, una sezione del centro commerciale è occupata dai profughi, quelli che sono riusciti a scappare dall’Ucraina. E lì c’è solo silenzio.
C’è chi guarda il cellulare seduto per terra, appoggiato a zaini e valigie come capita negli aeroporti prima di imbarcarsi per un viaggio, ma qui i visi sono segnati da profonde occhiaie. Qualcuno spazza e pulisce con lo straccio l’angolino in cui si è sistemato, forse per renderlo più accogliente. Le brandine si susseguono ordinate nei lunghi corridoi, ma quasi nessuna è occupata. Cuscini e coperte fanno capire che qualcuno ci ha già dormito e tornerà certo a riposarsi, ma di notte, non ora. Adesso bisogna stare con le orecchie tese, per poter intercettare un passaggio che porti da un amico o un parente, lontano dal confine. Al posto dei “gate” ci sono bandiere dei diversi Paesi europei: in base alla destinazione desiderata i profughi attendono. Nell’area italiana i volontari reggiani dell’Unipromos trovano le persone da portare a Reggio. Sono partiti con una lista compilata da chi da tempo ha lasciato l’Ucraina e ora non si stacca dai notiziari, con il respiro che quasi si ferma, «ma purtroppo non abbiamo trovato tutti – dice deluso Giovanni Carlucci– alcune persone sono rimaste bloccate al confine perché ci sono stati dei bombardamenti». Sono invece saliti sul pullman, un cittadino italiano, veronese, sua moglie ucraina e il loro bimbo di cinque mesi: «Avevano ormai perso le speranze».
I cittadini ucraini sono stati ospitati finchè la prefettura non li ha inseriti nella rete di assistenza territoriale.