I nostri volontari Unipromos di Reggio Emilia, coordinati dai responsabili della sede territoriali Claudia Piccolo e Giovanni Carlucci, sin dai primi giorni dell’inizio della guerra in Ucraina si sono mobilitati per essere d’aiuto alla popolazione. Pochi giorni fa il grande gesto di solidarietà: sette volontari di Unipromos sono da via Turri per portare aiuti agli ucraini – e tornare indietro con vite da salvare. I volontari di Unipromos si sono fermati in un centro commerciale a Mlyny, in Polonia «È stato trasformato in un punto di raccolta, impossibile immaginare cosa accade». I cittadini ucraini portati in salvo grazie al lavoro ed alla solidarietà dei volontari Unipromos si Reggio Emilia saranno ospitati fino a che la questura non troverà loro una sistemazione.
Il racconto di queste giornate è affidato dai volontari dell’Unipromos alla “Gazzetta di Reggio“: «I profughi attendono un passaggio per fuggire molti restano bloccati».
Dalla “Gazzetta di Reggio” del 12 marzo 2022:
Un enorme centro commerciale usato come punto di raccolta per gli aiuti provenienti da tutta Europa, con centinaia di persone indaffarate a caricare e scaricare camion e pullman, spiegazioni e ordini tradotti alla bell’e meglio, e silenzi che pesano sul cuore come un macigno. Laggiù non è l’Ucraina, però. «Ci hanno fatto fermare a Mlyny – spiega Amanda Pereira, una dei volontari partiti per questa missione – una cittadina polacca che si trova vicino al confine, ma l’esercito ci ha impedito di avvicinarci alla frontiera, dove ci sono tantissime persone che stanno provando a uscire dall’Ucraina». Non ci sono parole per descrivere quello che sta succedendo nell’ex centro commerciale, così i volontari reggiani ci mandano foto e video: «Non c’è altro modo per farvi capire». Mentre decine e decine di persone registrano la merce arrivata e lavorano in fretta, parlando e quasi urlando per farsi sentire da una montagna di roba accatastata all’altra, una sezione del centro commerciale è occupata dai profughi, quelli che sono riusciti a scappare dall’Ucraina. E lì c’è solo silenzio. C’è chi guarda il cellulare seduto per terra, appoggiato a zaini e valigie come capita negli aeroporti prima di imbarcarsi per un viaggio, ma qui i visi sono segnati da profonde occhiaie. Qualcuno spazza e pulisce con lo straccio l’angolino in cui si è sistemato, forse per renderlo più accogliente. Le brandine si susseguono ordinate nei lunghi corridoi, ma quasi nessuna è occupata. Cuscini e coperte fanno capire che qualcuno ci ha già dormito e tornerà certo a riposarsi, ma di notte, non ora. Adesso bisogna stare con le orecchie tese, per poter intercettare un passaggio che porti da un amico o un parente, lontano dal confine. Al posto dei “gate” ci sono bandiere dei diversi Paesi europei: in base alla destinazione desiderata i profughi attendono. Nell’area italiana i volontari reggiani dell’Unipromos trovano le persone da portare a Reggio. Sono partiti con una lista compilata da chi da tempo ha lasciato l’Ucraina e ora non si stacca dai notiziari, con il respiro che quasi si ferma, «ma purtroppo non abbiamo trovato tutti – dice affranto Giovanni Carlucci, responsabile di Unipromos – alcune persone sono rimaste bloccate al confine perché ci sono stati dei bombardamenti». Sono invece saliti sul pullman, che oggi farà ritorno, un veronese, sua moglie ucraina e il loro bimbo di cinque mesi: «Avevano ormai perso le speranze».